Salerno. Lo sciopero nazionale dei bancari del 31 ottobre scorso ha visto in prima linea anche la Fiba Cisl salernitana.
“L’Abi ha deciso di disdettare unilateralmente ed in anticipo il contratto non scaduto – scade, infatti, il 30 giugno 2014 -, annunciando che esso non sarà più applicato, a partire dal 1 luglio 2014, qualora non si trovasse un accordo prima di quella data. L’intera categoria dei dipendenti delle aziende bancarie, che nell’attualità conta circa 309.000 lavoratori, potrebbe rimanere senza contratto e pertanto, per disciplinare i rapporti di lavoro, verrebbero attuati regolamenti emanati dalle singole banche”, ha spiegato il segretario generale della Fiba Cisl Salerno, Cosimo Melillo. Sarebbe la prima volta che questo accade nel settore poiché in passato le disdette erano state sempre concordate, ed anche se la contrattazione era andata oltre la scadenza del contratto che si stava rinnovando, non era mai stata messa in discussione l’applicazione del contratto uscente.
“Altra cosa grave è che l’Abi”, ha continuato il sindacalista cislino, “facendo questa scelta, ha di fatto impedito l’adeguamento del Fondo di Solidarietà, che tutela il settore rispetto alle eccedenze occupazionali, di cui la categoria si era autonomamente ed a proprie spese dotata dal 1999 per effetto di un accordo tra rappresentanze sindacali e datoriali, regolarmente prorogato alle scadenze programmate: se tale proroga non verrà attuata, la categoria dei lavoratori bancari sarà totalmente priva di ammortizzatori sociali di comparto, non potendo disporre neanche di ammortizzatori pubblici. L’Abi sostiene che il problema delle banche in Italia è legato alla questione del costo dei dipendenti, ma la verità è che le banche pagano anni di gestioni scellerate attuate da manager incapaci. E’ del tutto evidente che le difficoltà del sistema bancario italiano non sono da ricercare nel costo del personale, il quale peraltro viene calcolato includendo gli emolumenti della classe dirigente e risulta pertanto grossolanamente gonfiato, ma nella cattiva erogazione dei crediti, della quale sono responsabili principalmente i manager milionari i cui stipendi fanno media. Per tanti anni la crisi ha consentito di mantenere diverse disparità creando uno squilibrio distributivo nel mondo ed in particolare nel sistema bancario. Quest’ultimo per molto tempo si è retto su un doppio binario: esso ha infatti assicurato relazioni sociali accettabili, ma d’altro canto ha reso possibile le sperequazioni nella distribuzione della ricchezza e la sua concentrazione maggioritaria presso pochi soggetti. L’attuale decrescita economica non consente più il mantenimento di questo doppio binario e chi non vuole subire la crisi, e non l’ha mai subita – cioè i manager del sistema – ha deciso di tagliare definitivamente il binario delle relazioni per continuare a godere dei propri privilegi. Un neo assunto non percepisce più di 1.200 euro al mese. I lavoratori hanno già fatto la loro parte ed è ora che anche le banche facciano la loro”. La Fiba Cisl Salerno chiede che vengano posti dei paletti ai compensi d’oro e che il sistema bancario torni a fare banca per creare benessere per il territorio e per il paese, tutelando il risparmio delle imprese, delle famiglie e dei cittadini.
“Il 31 ottobre scorso abbiamo scioperato non per chiedere aumenti di stipendio, né per pretendere che le nostre retribuzioni fossero adeguate all’inflazione. Le percentuali di adesione allo sciopero nazionale dei lavoratori bancari si sono attestate tra l’85% ed il 90% con oltre il 92% delle filiali e delle agenzie in Italia rimaste chiuse. A Salerno l’adesione è stata addirittura più alta. Questa, per il momento, è la ferma risposta della categoria alla scellerata disdetta del contratto collettivo nazionale di lavoro dei 309mila bancari italiani”.